L’inferno del
navigante
Questa è la storia del
navigante , che tornato dalla cena con
gli amici Trovò la sua porta socchiusa,
il silenzio apparente lo aspettava, al primo accenno di saluto capì che
quel silenzio non era di buon auspicio, cosa c’è, cosa succede, chiese, ma dagli occhi che
si trovò davanti non ci volle molto a capire che si era svegliato il mostro
della gelosia nella donna innanzi a sè
Fu l’inizio di un
incubo ......
Quella sera tutto si
fermò a poche parole , ma che suonavano la carica di un uragano gonfio di vento
rabbioso, pronto ad abbatersi e travolgere qualsiasi cosa.... lo sgomento di quanto
stava per succedere creò una tensione
che ruppe un equilibrio
apparentemente forte……
Tutto cominciò a prendere
pieghe senza senso , parole dette
così, senza rendersi conto di quanto poi
potessero colpire in profondità.
Allora fu il vento a
farla da padrone, la vela del navigante gonfia
di quel vento senza rotta fu spinta in mare aperto, come quando sulla nave di Ulisse
venne aperta l’otre ……..è stata dura per lui trovarsi in mare, dove ogni vento
sembrava quello buono, ogni isola sembrava casa, e il canto delle sirene era
invitante, ma le stelle non erano mai quelle giuste per trovare la via di
ritorno.
Ora la barca è in secca
e il vento è andato via portando con se quell’uragano.
Fu quella voce amica
sapiente che nella tempesta gli disse: la giusta via è quella che non puoi
dire, ma rifletti perché tutto passa, e già…………...
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RispondiEliminaL'otre con dentro i venti che Eolo aveva donato ad Ulisse viene aperto dai suoi compagni che pensano ad un tesoro che Ulisse vuole tenere per sé. Finalmente giunti alla vista di Itaca, Ulisse, stanco e certo di essere ormai al sicuro, si addormenta, e i suoi compagno aprono l'otre, da cui si sprigionano i venti che sconvolgono il mare e portano la nave di nuovo lontana dalla meta tanto desiderata.
RispondiEliminaE' la malizia, un pensiero di tradimento e di invidia dei compagni di Ulisse a provocare l'apertura dell'otre, e quello che accade si ritorce contro la loro nave. Questo più o meno quello che ci racconta Omero.
Quando Pandora, nel mito di Esiodo, apre il vaso che non doveva aprire, si liberano e scatenano tutti i mali del mondo, per tutti, ed anche la speranza, rimasta in un primo momento nel vaso, viene infine perduta. Pandora, con una qualche somiglianza con la Eva biblica, è mossa dalla curiosità. Sembrerebbe esserci una differenza sostanziale di moventi: l'avidità di beni, l'invidia, il sospetto, la competizione dei compagni di Ulisse, e la curiosità impulsiva, nascostamente autolesiva, incapace di accettare limiti, di Pandora.
E nei due racconti una differenza palese c'è. Ma tutti sappiamo che la curiosità è una caratteristica di Ulisse, oltre che di Pandora. Forse Omero ha voluto salvare Ulisse, facendo aprire il vaso ai compagni, così come lo ha salvato dalla curiosità letale di sentire le sirene dandogli la determinazione preventiva di farsi legare al palo della nave. Azzardo: se un Ulisse reale fosse esistito, avrebbe aperto lui l'otre dei venti e trascinato i suoi compagni di nuovo lontani dalle loro case. Per quella "curiosità" che apre la porta alla conoscenza ma anche al male, alla stupidità, all'autodistruzione. In fondo, l'uomo, curioso e grande accumulatore di conoscenze, sta distruggendo il pianeta su cui vive.
(Ho solo corretto un errore di battutura rispetto al primo commento eliminato, nel caso fossi curioso di saperlo...)