sabato 21 luglio 2012

LA VOCE NELLA TEMPESTA


                                     L’inferno  del navigante

Questa è la storia del navigante , che tornato dalla cena  con gli amici Trovò la sua porta socchiusa,  il silenzio apparente lo aspettava, al primo accenno di saluto capì che quel silenzio non era di buon auspicio, cosa  c’è, cosa succede, chiese, ma dagli occhi che si trovò davanti non ci volle molto a capire che si era svegliato il mostro della gelosia nella donna innanzi a sè

Fu l’inizio di un incubo ......

Quella sera tutto si fermò a poche parole , ma che suonavano la carica di un uragano gonfio di vento rabbioso, pronto ad abbatersi e travolgere qualsiasi cosa.... lo sgomento di quanto stava per succedere creò una tensione  che ruppe un equilibrio  apparentemente  forte……

Tutto cominciò a prendere pieghe senza senso ,  parole dette così,  senza rendersi conto di quanto poi potessero colpire in profondità.

Allora fu il vento a farla da padrone, la vela del navigante  gonfia di quel vento senza rotta  fu spinta  in mare aperto, come quando sulla nave di Ulisse venne aperta l’otre ……..è stata dura per lui trovarsi in mare, dove ogni vento sembrava quello buono, ogni isola sembrava casa, e il canto delle sirene era invitante, ma le stelle non erano mai quelle giuste per trovare la via di ritorno.

Ora la barca è in secca e il vento è andato via portando con se quell’uragano.

Fu quella voce amica sapiente che nella tempesta gli disse: la giusta via è quella che non puoi dire, ma rifletti perché tutto passa, e già…………...

2 commenti:

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  2. L'otre con dentro i venti che Eolo aveva donato ad Ulisse viene aperto dai suoi compagni che pensano ad un tesoro che Ulisse vuole tenere per sé. Finalmente giunti alla vista di Itaca, Ulisse, stanco e certo di essere ormai al sicuro, si addormenta, e i suoi compagno aprono l'otre, da cui si sprigionano i venti che sconvolgono il mare e portano la nave di nuovo lontana dalla meta tanto desiderata.
    E' la malizia, un pensiero di tradimento e di invidia dei compagni di Ulisse a provocare l'apertura dell'otre, e quello che accade si ritorce contro la loro nave. Questo più o meno quello che ci racconta Omero.
    Quando Pandora, nel mito di Esiodo, apre il vaso che non doveva aprire, si liberano e scatenano tutti i mali del mondo, per tutti, ed anche la speranza, rimasta in un primo momento nel vaso, viene infine perduta. Pandora, con una qualche somiglianza con la Eva biblica, è mossa dalla curiosità. Sembrerebbe esserci una differenza sostanziale di moventi: l'avidità di beni, l'invidia, il sospetto, la competizione dei compagni di Ulisse, e la curiosità impulsiva, nascostamente autolesiva, incapace di accettare limiti, di Pandora.
    E nei due racconti una differenza palese c'è. Ma tutti sappiamo che la curiosità è una caratteristica di Ulisse, oltre che di Pandora. Forse Omero ha voluto salvare Ulisse, facendo aprire il vaso ai compagni, così come lo ha salvato dalla curiosità letale di sentire le sirene dandogli la determinazione preventiva di farsi legare al palo della nave. Azzardo: se un Ulisse reale fosse esistito, avrebbe aperto lui l'otre dei venti e trascinato i suoi compagni di nuovo lontani dalle loro case. Per quella "curiosità" che apre la porta alla conoscenza ma anche al male, alla stupidità, all'autodistruzione. In fondo, l'uomo, curioso e grande accumulatore di conoscenze, sta distruggendo il pianeta su cui vive.

    (Ho solo corretto un errore di battutura rispetto al primo commento eliminato, nel caso fossi curioso di saperlo...)

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