lunedì 6 agosto 2012

UN PERCHE' APPROSSIMATIVO....EH GIA'

2 commenti:

  1. Buono questo caffè. Un po' amaro...
    :-)
    Ti dico quello che m'è venuto in mente sorseggiando.

    Tanti, ma tanti anni fa, verso il sesto secolo avanti Cristo, circa duemilacinquecento anni fa, l'uomo cominciò a pensare alla sua condizione nell'universo - o almeno ad allora risalgono le prime testimonianze scritte.
    Uno degli aspetti della nostra condizione che fu colto con precisione ancora attuale fu l'impermanenza, la transitorietà, il passare di tutto.
    Buddha, il primo grande psicologo dell'umanità -le sue analisi sono di decisiva finezza e profondità - considerò l'invecchiamento una delle cause tipiche dell'angoscia umana quando perdiamo la capacità interna di fluire nella vita pur senza diventare indifferenti davanti alle difficoltà.
    Dette una risposta approssimativa ad un perché, il perché del dolore che travolge molte persone nel corso della loro vita, un perché con molte diramazioni interrogative: perché l'essere umano soffre della separazione da persone care, perché soffre quando è costretto a stare con persone che non ama, perché soffre nella paura di ammalarsi o nella paura di morire, perché soffre nel vedere la propria rapida decadenza fisica nell'invecchiamento?

    La risposta ai perché? è sempre approssimativa. Puoi anche giocartici la vita su quella risposta, o giocare carte pesanti, e allora può essere utile la consapevolezza che ti sei allontanato da ciò che gli occhi vedono, le orecchie sentono, le mani toccano, ti sei allontanato dalla semplice descrizione di come le cose si presentano - come, non perché, e il come già tanto facile non è, chiede capacità e tempo di osservazione, disciplina.

    Quando rispondi a un perché hai ragionato, magari hai fatto due più due là dove spesso può fare tre o cinque, oppure hai avuto una intuizione - comunque sei andato oltre la percezione della realtà, e devi sperare che quel cammino oltre, quel pensare, quel volare di testa sia corretto e ti farà atterrare nuovamente sulla realtà - se ti sei allontanato troppo, rischi di schiantartici sulla realtà, poi, per cui c'è chi, nel timore dello schianto, preferisce restare fra le nuvole, le favole, e far finta di vivere - ma il sapore del vero caffè lo senti sulla terra, lo so che non credi alla pubblicità di lavazza!...

    Mi sono lasciato andare a chiacchierare. Torno al video, su quella parola, silenzi, e poi silenzi. M'è venuto in mente Shakespeare, le ultime parole di Amleto prima di morire, ucciso non dalla spada del suo avversario ma dal veleno messo sulla punta della spada, a tradimento mortale.
    Lui dice: il resto, è silenzio - e muore.
    Un silenzio diverso dai silenzi della canzone, che sono silenzi restando vivi.

    Al prossimo caffè!

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    1. vero!!.........il sapore del vero caffè sta solo sulla terra,....non credo alla publicità perchè tra le nuvole c'è solo il profumo,e quello non da sazietà......

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